Cheap Wine – Dreams ( Cheap Wine / IRD, 2017)

Cheap wine

 

Quest’anno la rock band pesarese festeggia i vent’ anni di musica, cominciata con l’esordio discografico del mini album “Pictures” realizzato a livello indipendente, come d’altronde tutta la loro carriera artistica, caratterizzata da una serie di album da fare invidia ad alcune band oltreoceano. La continua maturazione avvenuta negli anni, disco dopo disco, culminata nel 2009 con l’uscita di “Spirits”, ed il live doppio dell’anno seguente, intitolato “Stay Alive!”.
E’ stato tutto un crescendo di maturità nei testi e nel proporre le loro canzoni: nel 2012 un altro disco bellissimo, tratteggiato dall’amarezza e dal pessimismo, “Based On Lies”, uscito in piena crisi economica, era un ritratto della nostra società; “Beggar Town” arriva nel 2014 e segue la linea del predecessore, testi disincantati e musica cupa e potente.
Dopo un altro live, Mary And The Fairy (2015), i Cheap Wine si ripresentano con il nuovissimo “Dreams”, un album pubblicato tramite il crowdfunding (al quale ho partecipato e lo dico con un certo orgoglio; ho ricevuta una copia in anticipo di un mese dalla data ufficiale di uscita, prevista Martedì 3 ottobre 2017, distribuito da Ird).

“Dreams” si presenta come un lavoro molto meno cupo, con testi che affrontano situazioni e temi più favorevoli ed  ottimistici (lo si evince anche dalla foto di copertina piena di colori e di fiori ) e musicalmente posso dire che è forse il loro disco più bello, con Marco Diamantini che, se possibile, ha maturato ancor più la sua espressione vocale, suo fratello Michele è un grande chitarrista potente ma anche virtuoso, in possesso di una buona tecnica ma con grande spontaneità riesce a ricamare trame a tratti davvero irresistibili.
Alessio Raffaelli è un altro protagonista del suono della band pesarese; a tal proposito, ho avuto la fortuna di assistere al loro show lo scorso mese di Giugno alla festa organizzata da Cifarelli per il 50° anniversario della loro azienda sita a Voghera (è periodo di anniversari importanti!) e devo dire che mi sono spesso emozionato durante le loro esecuzioni, c’era una sorta di tensione palpabile ma le vibrazioni erano tutte positive; il suono usciva compatto e la sezione ritmica formata da Andrea Giaro al basso e da Alan Giannini alla batteria davano molto più che un semplice contributo.

Con “Full Of Glow” si parte ed è una canzone di rock tosto e diretto con la chitarra protagonista assieme alla voce di Marco ed un organo in sottofondo creano un sound davvero intrigante , mentre la sezione ritmica tiene il tempo come un metronomo. Giungono, tutti insieme, echi del sound di Neil Young, Green on Red, Tom Petty e Lou Reed.
“Naked” inizia con la chitarra, poi entra l’ organo a dettare le regole sino a quando non subentra la chitarra di Michele che dal sottofondo si fa largo e si lancia in un assolo leggermente noisy.
“The Wise Man’s Finger” si apre con un grande piano elettrico, una melodia da wee wee hours, una ballata urbana notturna e suadente, da ascoltare mentre guidi in piena notte su un asfalto bagnato di pioggia.
“Pieces Of Disquiet” ha un sound tetro e drammatico, ricorda nel sound alcune canzoni di Springsteen degli ultimi dischi;  la voce è quasi un talkin’ e l’uso del piano accentua la drammaticità che ritroviamo anche in brani di Nick Cave o Mark Lanegan: si discosta un poco dal genere che preferisco ma è innegabile, si tratta di una grande canzone. Finale con solo di chitarra.
“Bad Crumbs And Pats On The Back” cambia registro e ci presenta una canzone rock tesa e diretta, con la chitarra e l’organo che ricamano arazzi musicali sotto la voce impostata di Marco. Bella l’intrusione del basso prima del finale corale, accompagnato dall’assolo della chitarra. Grande musica.
“Cradling My Mind” è una ballata di stampo “americana” rilassante ed orecchiabile con cori westcoastiani accompagnati dal pianoforte, ma non è certo da considerare un semplice riempitivo.
“For The Brave” apre una chitarra in chiave surf , poi si aggiungono un organo sixties ed una voce quasi “dark” sostenuta da un gran ritmo che sposta l’asse leggermente verso il border assolato e desertico.
“I Wish I Were The Rainbow” è una ballata rock classica con una melodia semplice ma è la voce ad essere grande protagonista, accompagnata da un organo in sottofondo e la batteria appena accennata. La chitarra qui si prende una pausa ed entra solo nel finale.
“Reflection” apre come un brano dei Led Zep (non scherzo) e poi mantiene un sound acustico per tutta la durata con cello ed organo sixties sugli scudi.
Chiude il brano che da il titolo al disco e chiude un ciclo (nel testo ad un certo punto si cita anche il titolo del primo album della trilogia, Based On Lies) è un brano lento e pieno di pathos, emoziona la voce di Marco che si mescola al crescendo strumentale che ha un finale stupendo.
E’ l’una di notte mentre ascolto con le cuffie questo disco che reputo bellissimo, uno dei più belli ascoltati quest’anno. La mia famiglia dorme e tutto intorno è buio. E quando finisce, credetemi, ho le lacrime agli occhi per l’emozione.
Grande band, grande musica e grandi persone.
Signore e signori, i Cheap Wine sono tornati. Andate a vederli dal vivo, ne rimarrete ipnotizzati.

Voto: ****1/2

Tracklist:

1. Full Of Glow
2. Naked
3. The Wise Man’s Finger
4. Pieces Of Disquiet
5. Bad Crumbs And Pats On The Back
6. Cradling my mind
7. For the brave
8. I wish I were the rainbow
9. Reflection
10.Dreams

 

http://www.cheapwine.net

 

 

 

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