True Detective 2 – personalissimo giudizio finale (……e programma futuro di Nic Pizzolatto)

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Vorrei poter dire anche la mia,seppur modesta, opinione riguardo la seconda stagione di True Detective.
Innanzi tutto per non lasciarmi fuorviare mi sono sforzato a non cercare inutili paragoni con la serie precedente (si, inutili: perché il titolo è lo stesso ma è cambiato praticamente tutto:la storia, l’ ambientazione, tutti i protagonisti, oltre ai vari registi impiegati; l’ unico anello di congiunzione tra le due stagioni è lo sceneggiatore Pizzolatto, che nel bene e nel male, non me la sento di colpevolizzare troppo, anche se in questa seconda stagione ha creato una trama un pò troppo ingarbugliata per una serie tv, piena di personaggi che si faticava a tenere in memoria e che sono risultati un pò troppo stereotipati.

Un prodotto appena discreto, ben strutturato anche se non ha quasi mai catturato la mia attenzione, quindi direi senza infamia e senza lode.
Analizzando ora le due diverse stagioni, la prima differenza eclatante è che la HBO ha deciso di utilizzare in TD2 registi diversi ogni episodio, mentre la prima stagione era stata interamente girata da un unico regista, Fukunaga, che secondo me è stato fondamentale (assieme all’ ambientazione e quindi alla fotografia) per creare un’atmosfera decisamente intrigante e vincente.

Non mi sbilancio a parlare di delusione, in quanto ho riscontrato anche alcuni buoni spunti, momenti a tratti interessanti e delle buone interpretazioni (confermo quanto scritto nell’ articolo riguardo la prima puntata: Colin Farrell e Rachel McAdams una spanna su tutti).
Pizzolatto rimane un ottimo scrittore (il libro “Galveston” lo lessi quando usci nel 2010, prima che diventasse famoso) mentre come sceneggiatore, sono convinto che se fosse stato affiancato da qualcuno che gli avesse messo un “freno” alla sua iper creatività visionaria avremmo probabilmente visto un prodotto più valido qualitativamente. Infatti, guarda caso, per il prossimo futuro è stato ingaggiato per scrivere a quattro mani (insieme a John Lee Hancock) la sceneggiatura per “I magnifici sette”, remake del film western del 1960 (che era a sua volta già remake del film del 1954 di A. Kurosawa, “Seven Samurai”) ma adattato e trasformato in un crime contemporaneo.
La regia è stata affidata ad Antoine Fuqua, mentre tra i membri del cast sono stati contattati Denzel Washington, Chris Pratt, Vincent D’Onofrio, Lee Byung-hun, Ethan Hawke e Peter Sarsgaard tra gli altri. Il film è previsto uscire il 23 settembre 2016.

In definitiva, chi ne esce certamente vincitore pure nella seconda stagione (anche se ben pochi ne parlano…) è T Bone Burnett, il supervisore della colonna sonora che scelse il brano della sigla iniziale nella prima stagione, “Far From Any Road” del gruppo country noir “The Handsome Family” mentre nella seconda stagione la sigla d’inizio è stata affidata al grande Leonard Cohen con “Nevermind” contenuta nell’album Popular Problems.
Chissà se ci sarà una terza stagione….
Bye Bye

True Detective 2 – Episodio 1: The Western Book of the Dead ( Serie TV – Distribuzione HBO, 2015 USA)

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Genere: Crime, poliziesco, thriller
Creatore: Nic Pizzolato
Regista: Justin Lin
Scritto da: Nic Pizzolatto
Cast: Colin Farrell, Vince Vaughn, Rachel McAdams, Taylor Kitsch, Kelly Relly.
Durata: 59 min.
Casa di Produzione: Anonymous Content, Parliament of Owls, Passenger, Neon Black, Lee Caplin / Picture Entertainment
Distribuzione: HBO
Data di uscita: 21 giugno 2015

La caotica Los Angeles e Vinci, città inventata di sana pianta dal creatore della serie Nick Pizzolatto, non hanno certo l’impatto visivo dei territori paludosi e spettrali della Louisiana a ridosso del delta del Mississippi; almeno questo è il mio punto di vista, da affezionato dei luoghi “malsani” dei bayou e
stanco delle immagini di una Los Angeles che riempie da decenni film e serie tv.
Detto ciò, prima di iniziare a vedere la puntata, il “sintomo” che i nuovi protagonisti non fossero all’ altezza dei due precedenti (i detective Rust e Hart, interpretati da McConaughey e Harrelson, entrambi in stato di grazia) era ben presente ma è stato spazzato subito via da interpretazioni convincenti (due su tutti, Farrell e McAdams). Stavolta la puntata pilota è stata girata in maniera più tradizionale, incentrata sulla presentazione dei vari personaggi, inoltre si accenna qualcosa sulla trama nella quale verterà l’indagine, ovvero la caccia ad un altro serial killer.

T.D.

Nella prima manciata di minuti di True Detective 2, possiamo solo immaginare ciò che ci aspetta nei prossimi episodi: Ray Velcoro (Colin Farrell) è un violento e corrotto detective dal torbido passato, che anni prima per vendicare lo stupro della moglie si è legato in loschi affari col malavitoso Frank Semyon (Vince Vaugh), poi conosciamo l’ agente Ani Bezzerides (Rachel McAdams) dalla difficile situazione familiare, e l’agente della polizia di stato Paul Woodrugh (Taylor Kitsch), che nasconde a tutti i propri problemi emotivi e che, per ora, non mi convince nel ruolo che interpreta (lo so che è presto per dirlo…).
Personaggi che hanno vissuto situazioni molto difficili in passato, diventando dei violenti, dei corrotti e degli alcolizzati per i loro rimpianti e fallimenti.

Il primo episodio, diretto da Justin Lin e scritto dal creatore della serie Nic Pizzolatto, è intitolato “The Western Book of the Dead” ed oltre alla presentazione dei protagonisti si intreccia la storia della scomparsa di un uomo che Velcoro sta cercando, sia per conto del suo capo alla polizia che per conto del criminale Frank Semyon.
Lo scomparso viene trovato morto casualmente dall’agente motociclista Woodrugh, e l’episodio termina con l’incontro dei tre poliziotti sulla scena del ritrovamento.

La musica resta una caratteristica fondamentale anche nella seconda serie di True Detective, infatti Pizzolatto affida ancora una volta la supervisione a T-Bone Burnett (un gigante delle produzioni discografiche, che in passato ha collaborato con artisti del calibro di Robert Plant, John Mellencamp, Bono, Elton John, Dylan, Neil Young ed ha supervisionato le musiche di film come “Il grande Lebowski”, “Ladykillers”, “Walk the Line”, “Fratello, dove sei?” e “Ritorno a Cold Mountain”) ed affida la canzone dei titoli di testa “Nevermind” a Leonard Cohen, tratta dal recente album “Popular Problems” che sostituisce “Far From Many Road” di “The Handsome Family” della prima stagione.
Altro brano importante ed usato più volte nel corso della puntata è “The Only Thing Worth Fighting For” cantato da Lera Lynn e scritto da Rosanne Cash e T Bone Burnett, che rappresenta il tema principale della stagione e fa parte integrante dell’ambientazione, dando maggiore intensità ad alcune scene.
Compare anche una terza canzone, “All the Gold in California”, cover ripresa dagli australiani Nick Cave e Warren Ellis.

Tornando ai nuovi protagonisti, Il detective Ray Velcoro (Colin Farrell coi baffoni è già un mito) corrotto, alcolizzato e cocainomane, che deve fare i conti con un figlio obeso vittima di bullismo ed il trauma della ex moglie stuprata; il gangster-imprenditore Frank Semyon (Vaugh) che ha puntato tutto su un affare da milioni di dollari per una nuova ferrovia (per il quale ha “coinvolto pure le alte sfere della politica locale”); Antigone «Ani» Bezzerides (McAdams) poliziotta solitaria e perennemente incazzata e l’ex marine Paul Woodrugh (Kitsch), ora agente in motocicletta che ha uno shock post traumatico che lo ha segnato duramente, sono i personaggi le cui storie s’intrecceranno durante la seconda stagione di True Detective. Personaggi particolari e difficili, che è ancora prematuro giudicare e criticare, ma che al primo impatto, sembrano essere leggermente più stereotipati dei protagonisti della prima stagione.
Staremo a vedere. In ogni caso ne consiglio caldamente la visione.

Voto: 7,5

Hayao Miyazaki

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Non posso certo definirmi un cultore dei film di animazione e dei fumetti, ma confesso che mi ha sempre incuriosito questo mondo parallelo alla realtà, spesso e volentieri più interessante e senz’altro più divertente ed ingenuo, in quanto rivolto in particolare ad un pubblico di bambini e ragazzini.
Esistono divese categorie di cartoni animati e film di animazione, alcuni sono adatti alla prima infanzia mentre il resto è destinato a qualsiasi fruitore interessato. Come quelli di cui vorrei parlarvi: un giorno di alcuni anni fa, ho comprato on line alcuni libri ed essendo consistente la cifra da pagare per l’ ordine che avevo effettuato, il sito regalava a mia scelta alcuni prodotti; in qualità di padre di due bambini in età scolare, optai per un dvd di cartoni animati: “La città incantata” di un certo Hayao Miyazaki news-lacittaincantata2dvdp
e fu una rivelazione; piacque cosi tanto a tutta la famiglia che piano piano cercai altri dvd e mi informai su questo strano personaggio giapponese che in realtà poi scoprii essere uno dei più importanti registi d’ animazione, con una carriera alle spalle di oltre cinquant’anni.

Escludendo “Porco Rosso” e “Lupin – Il Castello di Cagliostro”, gli eroi dei film di Miyazaki sono sempre bambini o adolescenti. Miyazaki ha detto che quando si immagina i suoi scenari ed i personaggi, spontaneamente se li immagina come bambini. Ad esempio, “Il mio vicino Totoro” ha come protagoniste due bambine che, a differenza degli adulti, sono in grado di vedere il mondo degli spiriti, e in “Ponyo sulla scogliera” (altro film stupendo visto diverse volte) un ragazzino, Sosuke, fa amicizia con una creatura magica marina. Mentre “Kiki consegne a domicilio” e “La città incantata” trattano il tema della crescita e della maturità.

Miyazaki pone una grande attenzione nei confronti dei bambini e degli anni in cui si è giovani, dicendo che «il paradiso risiede nei ricordi della nostra infanzia. In quei giorni eravamo protetti dai nostri genitori ed eravamo innocentemente inconscienti dei tanti problemi che ci circondavano». La sua visione dell’infanzia nella società contemporanea è tuttavia pessimistica, valutando negativamente la dipendenza dei bambini dal “mondo virtuale” e la mancanza di contatto con la natura. Proprio per questo, crea i suoi film ispirato dai bambini, con l’obiettivo di «capire il loro mondo». Anche se per natura ha una visione pessimista delle cose, Miyazaki ha un grande rispetto e affetto nei confronti dei bambini, e vuole che crescano facendosi le proprie idee sul mondo che li circonda, senza che gli adulti impongano loro la propria visione delle cose. Non vuole infatti caricarli con un cinismo prematuro.

Note sull’ autore:

Hayao Miyazaki, nato a Tokyo il 5 gennaio 1941 è un regista, sceneggiatore, animatore, fumettista e produttore cinematografico giapponese. Col tempo è diventato l’esponente dell’animazione giapponese più conosciuto nel mondo. Il suo nome è inoltre legato a quello dello “Studio Ghibli”, studio cinematografico d’animazione da lui fondato nel 1985 insieme ad Isao Takahata ed oggi ritenuto uno dei più importanti del settore.
È considerato uno dei più influenti animatori della storia del cinema e secondo molti il più grande regista d’animazione vivente: la sua figura è stata paragonata più volte a quella di Walt Disney per l’importanza dei suoi contributi nel settore dell’animazione.

La sua fama internazionale si è accresciuta dopo le vittorie dell’Orso d’Oro e del Premio Oscar proprio per “La città incantata”, primo e finora unico cartone animato giapponese ad aggiudicarsi questo premio. Alcuni dei suoi undici lungometraggi sono stati dei record d’incassi in Giappone: “Principessa Mononoke “fu il film di maggiore incasso nella storia del Giappone prima del colossal Titanic, a sua volta battuto tre anni dopo da “La città incantata”, la quale rimane la pellicola che ha incassato di più nelle sale nipponiche. Ad oggi, quattro suoi film (oltre ai due già citati, anche “Il castello errante di Howl” e “Ponyo sulla scogliera”) sono inclusi nella classifica dei 10 più alti incassi della storia in Giappone. La sua lunga attività, terminata con il ritiro dalla regia nel 2013, è stata insignita con il Winsor McCay Award nel 1998, il Leone d’Oro al Festival di Venezia del 2005 e con l’Oscar alla carriera conferitogli dall’Academy nel novembre 2014.
La sua avventura iniziò nel 1971 quando Miyazaki, insieme ai colleghi Isao Takahata e Yoichi Kotabe, seguì Yasuo Otsuka alla A Production; per questo studio, insieme a Takahata diresse alcuni episodi della prima serie di “Lupin III”.
Poi nel 1973, Miyazaki e Takahata iniziarono la collaborazione con la Zuiyo Pictures divenuta poi Nippon Animation, lavorando ad alcune serie animate traendo spunto dai più famosi libri per ragazzi di tutto il mondo. Furono affidati a lui il progetto e l’organizzazione di scena di “Heidi” del 1974 ed “Anna dai capelli rossi” del 1979.
Nel 1978 è la serie animata “Conan, il ragazzo del futuro” molto famosa in Italia e dela quale consiglio la visione, in quanto oltre si tratta di autentici film d’animazione con una trama a tinte di giallo.

Nel 1979 diresse il suo primo lungometraggio, “Lupin III – Il castello di Cagliostro”, il secondo tra i film dedicati a Lupin, affiancato ancora una volta da Otsuka e Takahata. Di Lupin III diresse ancora due episodi della seconda serie tv datata 1980.
Nel 1982 la rivista Animage iniziò la pubblicazione del manga “Nausicaä della Valle del vento” disegnato esclusivamente da Miyazaki e riuscì a convincere l’artista a sceneggiare e dirigere un film tratto dal manga. Prodotto da Takahata per lo studio Topcraft, l’anime Nausicaä della Valle del vento, uscì nelle sale nel 1984.

Nel 1985, da Miyazaki e Takahata nacque lo Studio Ghibli (da Ghibli, vento caldo del Sahara, ma anche un aereo italiano degli anni 30, Miyazaki è un grande appassionato di storia dell’aviazione vedi il futuro film “Porco Rosso”), luogo in cui i due registi si sarebbero potuti esprimere con la libertà che la loro creatività richiedeva e con le necessarie coperture finanziarie.
Il primo lungometraggio dello studio vide la luce nel 1986: “Laputa – Castello nel cielo” che narrava dell’avventura di due ragazzi, sulle tracce di una misteriosa e magica isola fluttuante nel cielo, (lo spunto fu la città di Laputa, descritta da Jonathan Swift ne I viaggi di Gulliver).
Nel 1988, mentre Takahata portava a termine “Una tomba per le lucciole” ( preparatevi i fazzolettini per questa storia commovente ..), Miyazaki presentò “Il mio vicino Totoro”, poetica favola moderna sull’incontro di due bambine con un essere magico chiamato Totoro (la cui sagoma fu poi scelta come logo dello Studio) premiata come miglior film dell’anno in Giappone.

Nel 1989 con “Kiki consegne a domicilio” iniziano i successi al botteghino, nel paese del Sol Levante. Con essi l’ingrandimento dello Studio, la produzione di diversi film d’animazione, assunzioni permanenti di collaboratori, l’aumento dei costi e dei rischi: tutto questo ebbe come conseguenza un aumento delle politiche di marketing da parte dello Studio Ghibli.

Nel 1992 Miyazaki portò a termine “Porco Rosso” il cui titolo in italiano è rimasto anche nelle altre lingue, e narra le avventure di un pilota di caccia dal volto di maiale, leggenda dell’aviazione italiana all’inizio degli anni trenta.
Dopo alcuni anni di lavorazione uscì nel 1997, “Principessa Mononoke” che batté ogni record di incassi in Giappone e collezionò numerosi premi. Era un film che inscenava il difficile rapporto tra l’uomo e la natura (e tra gli uomini stessi), il suo lato violento e quello armonioso, all’interno di un’atmosfera mistica popolata di dei ed è ambientato in Giappone nel Periodo 1333-1568.

In quest’occasione Miyazaki affermò di volersi dedicare ad altri ruoli all’interno dello Studio Ghibli, lasciando la regia ai giovani autori nel frattempo cresciuti alla sua scuola. Ritornò però presto dietro la macchina da presa e nel 2001 uscì “La città incantata” che in patria ripeté l’ormai consueto rituale di successi presso la critica e il pubblico, ma lo stesso avvenne nel resto del mondo (tra i premi vinti l’Orso d’Oro al Festival di Berlino e l’Oscar 2003 per il migliore lungometraggio di animazione, premio per altro non ritirato personalmente in segno di protesta contro la guerra in Iraq).
Nel 2004 Miyazaki ha partecipato alla 61ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia con il film “Il castello errante di Howl”. Nel 2005 è stato insignito alla 62ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia del Leone d’Oro alla carriera.

Dal 2008, con “Ponyo sulla scogliera”, presentato in anteprima alla 65ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, lo Studio Ghibli diviene l’unico studio d’animazione giapponese ad usare tecniche di disegno tradizionali per i suoi film, volendo contrastare l’ ormai uso predominante della grafica computerizzata.

Nel settembre 2013, durante la 70ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia in occasione della presentazione del film “Si alza il vento”, Miyazaki annuncia, tramite il presidente dello studio Ghibli Koji Hashino, il ritiro dalle attività cinematografiche. Alcuni giorni dopo la decisione viene confermata dallo stesso Miyazaki durante una conferenza stampa in cui il regista giapponese individua i motivi del ritiro nel tempo impiegato per la realizzazione dei suoi film, non più conciliabile con l’età avanzata. L’8 novembre 2014 l’Academy gli conferirà l’Oscar alla carriera (Fonte Wikipedia).

La visione dei suoi film di animazione trasmettono un senso di pace e tranquillità, e ti permettono di guardare avanti in modo positivo. Ringrazio me stesso quel giorno di aver scelto come premio per l’ acquisto di libri il dvd di un suo film, che mi ha permesso di conoscere questo grande personaggio e la sua filmografia, che col tempo sono diventati i cartoni animati preferiti dei miei figli (e non solo…).

Fargo – serie televisiva creata da Noah Hawley ( Fox Extended Channel, 2014)

Fargo

Prima Stagione 2014, dieci episodi, con Billy Bob Thornton, Allison Tolman, Colin Hanks, Martin Freeman.

Dopo True Detective e The Bridge, un’ altra serie televisiva USA che mi ha appassionato e che ho trovato quasi per caso nei canali in streaming sul web è “Fargo”, chiaramente ispirato al cult movie omonimo, scritto e diretto dai fratelli Ethan e Joel Coen.
La trama e gli attori della serie televisiva sono diversi da quelli del film anche se ne ripercorre sempre la solita storia con la stessa ambientazione: in una landa nella provincia americana dello stato del Minnesota completamente innevata e dove non accade mai nulla di particolare, l’incontro tra l’assicuratore depresso Lester Nygaard, (Martin Freeman) e il killer Lorne Malvo (un grande Billy Bob Thornton) innesca una serie di eventi imprevedibili ed omicidi efferrati che sconvolgono la piccola comunità ed il piccolo posto di polizia, dove ne emerge la figura dell’ eroina buona Molly, interpretata dall’esordiente Allison Tolman (che raccoglie l’eredità di Frances McDormand, Premio Oscar come migliore attrice per la sua interpretazione di Marge nel film omonimo del 1996).

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L’arrivo del terribile Malvo a Bemidji, Minnesota, e il fortuito incontro con Lester, che è un uomo represso e timido, vessato dalla moglie e da un bullo suo ex compagno di scuola, darà il via a scatenare la sua furia inconscia tramutando la timidezza ed il suo essere impacciato in un cinismo spietato unito ad esplosioni di volenza.
Su tutti, emerge il grande Thornton che è strepitoso in questo ruolo, ma sono anche da segnalare i dialoghi divertenti (la serie è una “dark comedy” oltre che “crime”) e diverse situazioni grottesche e surreali.
I due fratelli Coen sono coinvolti nella produzione esecutiva (quindi è una ulteriore garanzia) e la rete via cavo FX ha già annunciato una seconda stagione di dieci nuovi episodi per il prossimo anno la cui storia verterà attorno a un incidente avvenuto nel 1979 a Sioux Falls, South Dakota, spesso ricordato durante gli episodi della prima stagione, ed il protagonista dovrebbe essere il giovane padre di Molly, Lou Solverson (in questi episodi impersonato dal pensionato ex poliziotto Keith Carradine, ora proprietario di una tavola calda, spesso punto di incontro tra i vari personaggi del telefilm). Quindi come già avvenuto per “True Detective” anche per questa seconda stagione i nuovi protagonisti probabilmente verranno sostituiti con altri attori.

Interpreti principali:

Billy Bob Thornton – Lorne Malvo
Allison Tolman – agente di polizia Molly Solverson
Colin Hanks – detective Gus Grimly
Martin Freeman – Lester Nygaard

altri interpreti:

Bob Odenkirk – Sheriffo Bill Oswalt
Adam Goldberg – Mr. Numbers
Russell Harvard – Mr. Wrench
Oliver Platt – Stavros Milos
Glenn Howerton – Don Chumph
Jordan Peele – Webb Pepper
Keegan-Michael Key – Bill Budge
Joey King – Greta Grimly
Keith Carradine – Lou Solverson
Kate Walsh – Gina Hess
Atticus Mitchell – Mickey Hess
Liam Green – Moe Hess
Julie Ann Emery – Ida Thurman
Tom Musgrave – Bo Munk
Rachel Blanchard – Kitty Nygaard
Joshua Close – Chazz Nygaard
Kelly Holden Bashar – Pearl Nygaard
Susan Park – Linda Park
Gary Valentine – Deputy Knudsen
Stephen Root – Burt Canton

LILYHAMMER, serie cult attesa a dicembre sul canale Sky Atlantic

Pink Cadillac Music

Lilyhammer

Arriva a dicembre su Sky Atlantic LILYHAMMER,  la serie cult frutto di una coproduzione americano-norvegese con protagonista Steven Van Zandt, in arte Little Steven, il chitarrista di Bruce Springsteen. Si tratta di un mix fra commedia e crime drama che racconta le avventure dell’ex boss Frank ‘The Fixer’ trasferito nell’idealizzata cittadina norvegese Lillehammer (da lui chiamata Lilyhammer), dopo essere rimasto affascinato dagli scenari visti in tv durante le Olimpiadi invernali del 1994.

Lo stesso Steven Van Zandt è il responsabile del debutto di Bruce Springsteen alla recitazione. Little Steven, infatti, ha convinto l’amico fraterno, con cui ormai suona da oltre quaranta anni, a partecipare alla serie Lilyhammer come Guest Star. Il Boss interpreterà il responsabile di una camera mortuaria in un episodio della terza stagione della serie prodotta da Netflix.

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