Jonathan Franzen – Purity (Einaudi Ed., 2016)

Purity

Pagine 656
Traduzione di Silvia Pareschi
Collana: Supercoralli

Purity Tyler non sa quasi nulla del suo passato: non conosce l’identità di suo padre e non sa perché sua madre sia una persona fragile e un po’ squinternata. Andreas Wolf per dimenticare e far dimenticare il suo passato ha messo in piedi un colosso di informazioni illegalmente divulgate, il Sunlight Project. Quando le loro strade si incrociano, i segreti minacciano di esplodere e la forza degli ideali comincia a vacillare.

«Il romanzo piú agile, intimo e sicuro di Franzen… In Purity dimostra come gli basti appoggiare le dita sulla tastiera per evocare mondi interi… La voce di Franzen si è ampliata di un’ottava».
Michiko Kakutani, «The New York Times»

«Ogni pagina di questo libro suggerisce che Franzen resta il piú grande scrittore d’America».
Charles Finch, «Chicago Tribune»

Trama:

Troppe responsabilità gravano sulle giovani spalle di Purity Tyler, per tutti Pip: un debito universitario di centotrentamila dollari che il suo pessimo lavoro da promotrice telefonica non potrà mai ripagare, una madre lunatica, ipocondriaca e del tutto priva di senso pratico, e nessun padre con cui condividere i due carichi. L’incontro fortuito con una bellissima e indecifrabile attivista tedesca nella casa di Oakland che Pip occupa con altri squatter le offre un’inattesa possibilità di fuggire da tutto questo: uno stage (retribuito!) presso la sede sudamericana del Sunlight Project, l’organizzazione clandestina che divulga via rete notizie riservate sui traffici di mezzo mondo. Accettando, Purity potrà contribuire alla pulizia del pianeta gettando luce sui misteri dei potenti, e allo stesso tempo, perché no, carpire informazioni sull’identità di suo padre, che la madre si rifiuta da sempre di rivelare, per indurlo a metter mano al portafogli. E poi potrà conoscere il mitico Andreas Wolf, ispiratore e leader carismatico del Progetto. Wolf è finito sotto i riflettori durante l’attacco a Normannenstraße del 1990, che ha scoperchiato gli altarini della Stasi e di un intero sistema, e da quel momento la sua ascesa verso l’Olimpo dei leaker piú scomodi è stata inarrestabile. A differenza del collega e rivale Julian Assange, Wolf vorrebbe fare della purezza il suo marchio di fabbrica («Wiki era sporca: c’è gente che è morta a causa di Wiki»); come lui, tuttavia, esprime il rapporto instabile e complicato che lega potere e segreti. Oscuri e nefasti sono quelli che si nascondono nel passato di Andreas, in una Ddr pre-caduta del Muro; oscura e ambigua è la sua tensione verso la nuova arrivata Pip. Il contatto con il leader segnerà per lei l’inizio di un viaggio di formazione alla scoperta di suo padre e di sua madre, della stoffa morale di cui sono fatti quelli che ama, del lato oscuro dietro a ogni luce. L’autore di Le correzioni e Libertà dilata il tempo e lo spazio della sua narrazione – la Germania Est degli anni Ottanta, Philadelphia, Oakland, Denver, la Bolivia di oggi -, espande la galleria dei personaggi e moltiplica i protagonisti, diversifica le insidie con cui si devono misurare – dalla potenziale distruttività del ruolo genitoriale alla schiavitú dell’immagine, dalla corruttibilità delle idee forti alla guerra fra i sessi -, e restituisce una grande opera di inedita ambizione e irresistibile pathos.

Note sull’ Autore:

Franzen è nato il 17 agosto 1959 a Western Springs(Illinois), ma è cresciuto nel Missouri da padre statunitense di origini svedesi e da madre americana.
Esordisce nel 1988 con La ventisettesima città. Nel 2002 viene consacrato dalla critica con Le correzioni che riceve il National Book Award nella sezione Romanzo e il James Tait Black Memorial Prize per la narrativa.
Pubblica regolarmente racconti e saggi sul New Yorker e su Harper’s.

Bibliografia:

Romanzi:

– La ventisettesima città (Twenty-Seventh City, 1988) – Einaudi, 2002, trad. di Ranieri Carano;
– Forte movimento (Strong motion, 1992) – Einaudi, 2004, trad. di Silvia Pareschi;
– Le correzioni (The corrections, 2002) – Einaudi, 2002, trad. di Silvia Pareschi;
– Libertà (Freedom, 2010) – Einaudi, 2011, trad. di Silvia Pareschi;
– Purity – Einaudi, 2016 trad. di Silvia Pareschi.

Saggi:

– Come stare soli (How to Be Alone, 2002) – Einaudi, trad. di Silvia Pareschi.
– Più lontano ancora (Farther Away, 2012) – Einaudi, trad. di Silvia Pareschi.
– Il progetto Kraus: saggi di Karl Kraus annotati da Jonathan Franzen (The Kraus project, 2014) – Einaudi, trad. di Claudio Groff e Silvia Pareschi.
– Zona disagio (The Discomfort Zone, 2006)Memorie – Einaudi, trad. di Silvia Pareschi.

Revenant – Redivivo – Un film di Alejandro González Iñárritu (20th Century Fox -USA, 2015)

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Con Leonardo DiCaprio, Tom Hardy, Domhnall Gleeson, Will Poulter, Forrest Goodluck;
Titolo originale The Revenant
Genere: Avventura,
Durata 156 min.

The Revenant, film liberamente tratto dal libro di Michael Punke, dal quale il regista Inarritu recupera tutto quanto legato al periodo storico, all’ambientazione, ovvero la frontiera americana ancora inesplorata, i combattimenti con le tribù di indiani ostili, lo spirito di sopravvivenza, il tradimento ma inserisce come licenza narrativa e per rafforzare il desiderio di vendetta del protagonista Hugh Glass, realmente esistito, la figura di un figlio mezzosangue (avuto da una nativa indiana poi uccisa dalle truppe governative). Glass,(interpretato da un formidabile Leonardo Di Caprio) guida un gruppo di cacciatori di pellicce, comandati dal capitano Henry, lungo il corso del fiume Missouri.Siamo nel 1832 in North Dakota, la spedizione che ha fruttato un grosso carico di pelli, viene attaccata dagli indiani Arikara che decimano il gruppo. Lungo la strada del ritorno, Glass prende la decisione di passare attraverso le montagne, poiché gli indiani controllano il corso del fiume,ma Glass viene attaccato da un’orso che lo riduce in fin di vita. Il capitano decide di lasciare tre persone (tra cui il figlio) con Glass per dargli un onorevole sepoltura quando verrà la sua ora,però il tempo passa e lui tenacemente si aggrappa alla vita quindi viene abbandonato in mezzo al nulla,senza armi e senza cibo, mentre il figlio che cerca di proteggerlo viene assassinato da un dei suoi angeli custodi, John Fitgerald (interpretato da un grande Tom Hardy). La situazione appare disperata, ma l’istinto di sopravvivenza e il desiderio di vendetta associato all’amore paterno, il senso del dovere, il tradimento, produrranno effetti sorprendenti: tutto quanto,nel film viene rappresentato in modo sobrio, come la fotografia, di Emmanuel Lubezki, che ha usato solo la luce naturale per avere una visuale splendidamente paurosa di quei territori inospitali . Un cenno a parte merita la scena dell’attacco dell’orso, che è quasi scioccante, nonostante abbia visto centinaia di film molto più cruenti questa scena mi ha fatto impressione. Inoltre da ricordare che l’altra protagonista assoluta del film è la natura: primordiale, talmente bella da far paura : il gelo, la neve, il fiume e le rapide,i bisonti che disegnano una coreografia solenne e maestosa, spettacolare. Come tutto il film.

Voto: 8,5

Son of a Gun di Julius Avery (Australia , 2014)

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con Brenton Thwaites, Ewan McGregor, Alicia Vikander, Matt Nable,Damon Herriman.
Azione, Noir, Thriller
Australia,2014

Solitamente i film australiani mi danno delle soddisfazioni. Sono il lato selvaggio di chi guarda comunque sempre verso gli States. Questo film, recentemente uscito in Italia in versione home video è il classico noir b movie d’azione realizzato con buon mestiere dal regista esordiente Julius Avery, capace di far passare in secondo piano alcuni passaggi prevedibili e mantenendo alta la tensione per tutto il film; denso di azione ma anche di un’ ottima caratterizzazione dei vari personaggi (con i protagonisti McGregor e Thwaites in primis). In definitiva un thriller abbastanza convenzionale ma decisamente affascinante.
La storia racconta del giovane JR, che è stato condannato a sei mesi di galera per un piccolo reato. In carcere diventa subito il bersaglio preferito di un gruppo di brutti ceffi che vogliono trasformarlo nel loro passatempo preferito; per sua fortuna, trova la protezione di Brendan Lynch, il nemico pubblico numero uno australiano, grazie ad un interesse comune, gli scacchi.
Terminato il suo periodo di detenzione JR organizza l’evasione di Brendan, con l’aiuto di un boss della mala locale, diventando di fatto un membro della sua banda. Purtroppo però, JR si innamora di Tasha, una bella ragazza di proprietà del boss Sam, rischiando di rovinare i prossimi “impegni” criminali della banda.
Infatti il tradimento del boss nei confronti di JR e Brendan(che risulta comunque premeditato) dopo una rapina,li porterà prima ad unire le forze per salvare le proprie vite e poi a fare delle scelte che divideranno le proprie strade, disegnando un epilogo che da un lato lascia l’amaro in bocca ma che alla fine si rivela la scelta giusta per il giovane JR.

Voto: 6,5

Garth Risk Hallberg – Città in fiamme (Mondadori Ed., 2016)

Città in fiamme

Data uscita:16/02/2016
Editore:Mondadori
Collana:Scrittori italiani e stranieri
Pagine: 1200

New York, 1977. Il Bronx è in fiamme e Central Park è il terreno di caccia di rapinatori ed eroinomani, il punk sta nascendo e l’Aids è alle porte, gli artisti ancora affittano le soffitte a Manhattan. La notte di Capodanno corre sul filo del rasoio. È quasi mezzanotte quando si alza una tempesta di neve e, nel frastuono dei fuochi d’artificio, uno scoppio attraversa Central Park. Uno sparo. Il momento esatto in cui scocca la mezzanotte. Gli eventi intrecciano i destini di un insolito gruppo di newyorkesi: Regan e William Hamilton-Sweeney, i riluttanti eredi di una delle più straordinarie fortune di New York; Keith e Mercer, gli uomini che, nel bene e nel male, li amano; Charlie e Samantha, due ragazzini di Long Island attratti a Manhattan dall’incandescente scena punk. Il momento esatto in cui la pillola fa effetto. I nuovi arrivati incantati dalla città e quelli che della città sono così stufi che la darebbero alle fiamme: tutti in qualche modo parte dell’ossessione di un reporter e di un detective che cercano di capire cosa c’entra ciascuno di loro con lo sparo in Central Park. Il momento esatto in cui va via la luce. Che lo sappiano o meno, sono tutti legati dalla stessa storia – una storia su quanto le persone più vicine a noi sono a volte le più difficili da conoscere, una storia dove amore e arte, crimine e tradimento, Storia e rivoluzione sono racchiusi in un unico ordigno, pronto a esplodere. New York, 1977. Il momento esatto in cui esplode.

Un romanzo dall’ambizione travolgente che lascia con il cuore in gola – un romanzo che testimonia il talento sconfinato e instancabile del suo autore” New York Times Michiko Kakutan

Garth Risk Hallberg è nato in Louisiana nel 1979 e cresciuto nel North Carolina. Vive con la moglie e i figli a New York.

Strangerland di Kim Farrant ( Dragonfly Pictures – Irlanda/Australia, 2015)

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con Nicole Kidman, Joseph Fiennes, Hugo Weaving, Nicholas Hamilton, Maddison Brown.
Durata 112 minuti.

Uno di quei film che ricorderò a lungo. Sotto il rovente sole australiano Catherine (Nicole Kidman) e Matt Parker (Joseph Fiennes) stanno cercando di adattarsi alla loro nuova vita a Nathgari, una remota cittadina del deserto australiano. Alla vigilia di una tempesta di sabbia, però, la loro esistenza viene sconvolta dalla scomparsa dei figli adolescenti Lily (Maddison Brown) e Tom (Nicholas Hamilton). Tutta la cittadina si unisce alle ricerche, condotte dal poliziotto David Rae (Hugo Weaving), ma ben presto i sospetti, accompagnati da vecchie storie aborigene, portano gli abitanti del posto a rivoltarsi contro i Parker, spinti da una vita sempre più al limite della sopravvivenza.
Non è certamente un film perfetto, ma proprio per questo motivo merita di essere visto, se non altro per il fatto che regala una delle migliori interpretazioni di sempre da parte di Nicole Kidman,al pari col recente Rabbit Hole del 2010 oppure col film “Ore 10: calma piatta” che la fece rivelare al grande pubblico. Determinanti anche le riprese e l’ ambientazione dell’ arido e selvaggio deserto australiano. La regista Kim Farrant è al suo debutto e questo pone alcuni limiti narrativi ( la misteriosa scomparsa dei figli non è certo una storia originale) ma alcune soluzioni prese sono favorevoli a un coinvolgimento emotivo pieno di suspense.
Catherine e Matt sono dei chiari esempi di come, di fronte a una simile tragedia, reagiscano in modi insoliti ed inaspettati, inoltre riescono ad esprimere le mille sfaccettature di due genitori che sono divisi da un passato oscuro, da un presente tormentato e da un futuro decisamente incerto. Joseph Fiennes forse non brilla troppo (ha sostituito poco prima dell’ inizio delle riprese l’attore Guy Pearce, scelto precedentemente) ma Nicole Kidman e Hugo Weaving (nella parte del poliziotto) sono veramente notevoli nei loro ruoli. Nonostante sia stato presentato al Sundance Film Festival dello scorso anno, il film non è riuscito a garantirsi una distribuzione adeguata (Alchemy), passando quasi inosservato.

Strangerland si rivela un thriller psicologico dal ritmo opprimente, che racconta una storia cruda e torbida, con un finale che si presta ad una libera interpretazione.

Voto 7,5

“Irrational man”: L’Allen più hitchcockiano

L'inquilina del terzo piano

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Le immagini e la voce di un uomo alla guida di un’automobile si alternano a quelle di una ragazza che gironzola nel giardino di un college ed insieme ci introducono con un montaggio alternato all’ultima pellicola del prolifico regista newyorkese di Match point. Ed è proprio sulla linea di questo film che si situa Irrational man, un thriller spietato nel suo sarcasmo che non si fa mancare i tratti tipici della commedia e del cinismo alleniani.

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Ferdinando Pastori – Rosso Bastardo (Edizioni Clandestine, 2015)

Rosso B.

Pagine 222
Disponibile anche in versione ebook

Ferdinando Pastori, dopo il discreto successo del precedente “Nero Imperfetto” (del 2011) ci presenta una nuova storia noir con protagonista l’ ex poliziotto Fabio Paleari, divenuto vedovo a causa di una triste storia legata alla morte di sua moglie.

Paleari torna a ricostruirsi un lavoro nei panni di factotum ed investigatore privato senza licenza che lavora sul passaparola. La narcolessia che lo perseguita continua a complicare la sua difficile esistenza piena di flash back, incubi e demoni interiori che lo tormentano in continuazione.

«Milano non dorme. Nemmeno quando le luci si spengono dietro le tende alle finestre. Magari chiude un occhio, uno solo, ma l’altro rimane sempre aperto. Un po’ come gli uccelli migratori che, durante le loro lunghe trasvolate, disattivano solamente uno dei due emisferi celebrali. Il confine che separa la veglia dal sonno, d’altronde, è labile. Sottile come il perizoma infilato fra le chiappe di una brasiliana. Lo sai bene tu che, al contrario della città che non dorme mai, rischi sempre di spegnerti da un momento all’altro. Di finire col il culo per terra, accartocciato su te stesso come una carta di caramella. Funziona così la narcolessia».
Un noir cupo che mette in luce un mondo composto da personaggi squilibrati ed analizza realisticamente alcuni aspetti della nostra società e del disagio di quelli che cercano di sopravvivere ai margini.

Usurai, protettori di prostitute, spacciatori, mariti e padri brutali. La sua specialità è rintracciare persone scomparse. È pagato per rovistare nel fango. Per infilare le mani dove tutti gli altri si rifiutano.

”La gente scompare, scappa da qualcosa o da qualcuno e tu sei pagato per ritrovarla. A prescindere dalle motivazioni della fuga. Non importa quanto siano legittime e ragionevoli. Le implicazioni etiche non t’interessano, tanto meno le conseguenze. Il tuo lavoro finisce quando il committente salda l’onorario. Quello che succede dopo non è altro che un sacrificabile rumore di sottofondo. Il latrato di un cane in lontananza. Uno sciabordio di parole e passi che l’orecchio riesce comunque a isolare e mettere da parte. Così come tu, senza provare alcun peso fra le scapole, arriverai a confinare Maïranouche e la sua storia in un angolo buio della memoria“.

Ha da poco ritrovato una prostituta in fuga dal suo protettore ed è già pronto ad accettare un nuovo incarico. Qualcuno ha rapito la figlia di un criminale che lo assume per scoprire chi siano i rapitori ed evitare così di pagare il riscatto. A complicare l’indagine e a rompere gli schemi a prima vista indistruttibili della sua vita, però, interviene un nuovo evento. La prostituta armena riconsegnata al suo protettore è stata violentata, torturata, picchiata e giace in coma all’ospedale. Nonostante l’investigatore abbia sempre pensato di essere immune alle questioni morali, scopre che non è così: infatti la sua coscienza si ribella ed il desiderio di vendicare la ragazza diventa incontenibile. Due indagini parallele, una porterà il protagonista a scoprire verità nascoste che fanno male, l’altra a scoprire una parte di se stesso che credeva irrimediabilmente danneggiata.
Nel tentativo di individuare una pista Paleari è anche disposto ad affrontare la Milano che naviga nelle torbide acque dei locali a luci rosse, regno di chi pratica il bondage. Ma niente è veramente come pare e talvolta gli sviluppi di certe complicate situazioni sono imprevedibili. Un noir avvincente ma molto amaro, che tiene il lettore con il fiato sospeso fino all’ultima pagina.

Voto: 7,0

Note sull’ autore:

Ferdinando Pastori è nato a Galliate (No) nel 1968. Vive e lavora a Milano. Ha pubblicato: Piccole Storie di nessuno (2003); No way out (2004); Vanishing Point (2005); Euthanasia (2006); Nero imperfetto (2011); Del Vizio, La Bellezza (2012); Nella tana del Bianconiglio (2012); Boeing 777 – Cronaca di una strage (2014); Il Vizio di Caino (2014).
Scrive recensioni e articoli per il web magazine MilanoNera.

Suburra – Un film di Stefano Sollima (01 Distribution, 2015)

locandina

Con Pierfrancesco Favino, Elio Germano, Claudio Amendola, Alessandro Borghi, Greta Scarano
Durata: 130 minuti

Normalmente faccio fatica a scrivere di cinema in quanto, nonostante i molti film in circolazione, trovo scarsa la qualità in generale, non mi appagano quanto la lettura di un libro oppure l’ascolto di un disco, quindi la voglia di esprimere il proprio parere spesso scompare con la fine della visione del film.
Non questa volta.
Finalmente ho visto nei giorni scorsi un film degno di tal nome, tra l’altro è anche italiano (mi viene da menzionare anche “Anime Nere” dello scorso anno, tra i film di un certo livello che ho visto recentemente).

In una Roma livida, piovosa e noir viene descritta una settimana di eventi importanti per l’Italia nell’ anno 2011 con vicende intrecciate di politici, malavita e Vaticano. Tratto dal libro di Giancarlo de Cataldo e Carlo Bonini, il regista Stefano Sollima elimina ogni traccia di indagine di polizia per lasciare il campo alle immagini dei personaggi che governano “veramente” la città.
La Suburra era il quartiere dove il malaffare in passato veniva in contatto con gli esponenti più in vista della società romana antica. La politica, il clero e la malavita in un unico calderone pieno di marciume e corruzione. Il 12 novembre 2011 è il giorno in cui Berlusconi rassegna le sue dimissioni da Presidente del Consiglio. La storia comincia sette giorni prima, immaginando che l’allora Papa Ratzinger prenda la storica decisione di abdicare proprio in quei giorni.
Filippo Malgradi (Pier Francesco Favino) è un politico corrotto che passa una notte con due escort, tra cui una minorenne, la quale dopo aver assunto droga, entra in overdose e muore: questa situazione innesca un effetto domino dove i destini di tutti i personaggi si incrociano, mettendo in evidenza il legame che esiste da sempre (o almeno dai tempi della Suburra romana) fra la criminalità ed il potere politico. Il ritmo narrativo del film è incalzante e tiene sempre alto l’interesse dello spettatore; la regia di Sollima è impeccabile e fa leva sulle ottime inquadrature e l’ambientazione noir. Un gangster movie moderno che diventa un affresco su come gli affari e il potere vengono gestiti nella Capitale. Troviamo l’ erede della banda della Magliana nella figura del “Samurai” (interpretato da Claudio Amendola) freddo, insensibile e temibile, che conosce ed è conosciuto da chiunque nella capitale, e ci sono i cani rabbiosi di Ostia comandati dal boss “numero 8” (Alessandro Borghi). Il cemento è diventato l’oro del ventunesimo secolo ed un grosso affare di speculazione edilizia fa gola ai politici corrotti, al clero, alla malavita. A tutti.
In questo film troviamo un campionario infinito di personaggi “negativi” e purtroppo decisamente reali da far venire i brividi e si rimane scioccati dalla verosimiglianza tra la realtà, le notizie sui quotidiani, gli scandali e i fatti narrati (che sono tratti dal libro che usci nel 2013) e viene subito alla mente l’analogia del recente funerale dei Casamonica ed il personaggio di Manfredi Anacleti descritto come capo della famiglia di zingari che governa la malavita romana.
Unica nota negativa sono alcuni dialoghi in dialetto a volte di difficile comprensione (avrei aggiunto i sottotitoli) che tolgono un poco di ritmo alla narrazione ma non incrinano di certo il risultato finale di un film solido e crudo, con personaggi credibili e ben delineati che sono l’affresco agghiacciante di un sistema senza scrupoli che ha come fine soltanto il profitto e il potere.

Voto: 7,5